L'uso del congedo di paternità in Italia è triplicato dal 2013, ma resta ancora una quota significativa di padri che non ne usufruisce. Secondo uno studio congiunto di INPS e Save the Children sui dati del 2022, il 35% degli aventi diritto sceglie di non richiedere questa misura, pensata per favorire la condivisione della cura dei figli e promuovere la parità di genere nelle famiglie.
Chi utilizza il congedo di paternità?
Il profilo tipico del padre che usufruisce del congedo è quello di un lavoratore residente al Nord, con un contratto a tempo indeterminato e un reddito annuo compreso tra i 28.000 e i 50.000 euro. L'analisi dei dati INPS rivela infatti che il 70% di chi ha un contratto stabile usufruisce del congedo, mentre la percentuale scende al 40% tra i lavoratori a tempo determinato e al 20% per gli stagionali.
Anche il reddito incide sulla scelta: i lavoratori con un reddito tra 28.000 e 50.000 euro mostrano un tasso di utilizzo dell'83%, che scende all'80% per chi guadagna oltre i 50.000 euro e al 66% per chi ha redditi tra 15.000 e 28.000 euro.
Un divario territoriale ancora evidente
L'uso del congedo di paternità non è omogeneo sul territorio nazionale. Nel Nord Italia, il 76% dei padri aventi diritto lo utilizza, mentre nel Centro la percentuale si attesta al 67% e al Sud scende drasticamente al 44%. Le differenze regionali sono marcate: in Veneto si registra il tasso più alto (79%), mentre in Calabria è il più basso (35,1%).
Perché è importante promuoverlo
Nonostante i progressi, il 35% dei padri non usufruisce del congedo, e ciò riflette una resistenza culturale e strutturale alla condivisione della cura familiare. Secondo il presidente dell'INPS, Gabriele Fava, incentivare il congedo di paternità è essenziale per creare legami più forti tra padre e figlio e per promuovere un equilibrio tra vita professionale e familiare, riducendo il peso del lavoro di cura sulle donne.
Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, sottolinea l'importanza di estendere questa misura a tutte le categorie lavorative e di prevedere un congedo più lungo per incentivare la partecipazione maschile alla cura dei figli e abbattere stereotipi di genere.
Prospettive future
L'aumento del tasso di utilizzo del congedo è un segnale di cambiamento culturale, ma la strada verso una piena parità di genere nel mondo del lavoro e nella gestione familiare è ancora lunga. Ulteriori politiche di sensibilizzazione e incentivi potrebbero contribuire a ridurre le differenze territoriali e occupazionali, favorendo un maggiore equilibrio nella distribuzione delle responsabilità genitoriali.
17/03/2025
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