Armamenti e materiale bellico vegono inviati a Kiev in quantità sempre maggiori: i magazzi europei e americani si svuotano e i governi stanno destinato enormi cifre di budget alla difesa. Per i produttori di armi si sta aprendo un periodo di intensa produzione e di guadagni miliardari, e su una sponda e sull’altra dell’Atlantico le le lobby e le associazioni nazionali cercano di accaparrarsi la fetta più grande della torta.
A dirlo è il britannico The Independent, che usa l’espressione “corsa all’oro”, citando l’esperto di calibro mondiale William Hartung, che ha scritto il libro “Prophets of War: Lockheed Martin and the Making of the Military-Industrial Complex”. Secondo Hartung ad essere in vantaggio in questa gold rush sono le aziende americane, specialmente le otto “grandi” invitate dal Pentagono a metà aprile per discutere il modo di produrre di più e più in fretta. Questa necessità di fare presto e fare tanto era stata affermata dal senatore dell’Oklahoma Jim Inhofe, ha dichirato che bisogna mandare all’esercito ucraino “di più e più in fretta” se vogliamo che gli ucraini vincano o almeno respingano l’aggressione russa. Intanto l’amministrazione Biden ha stanziato due tranche di aiuti a Kiev, rispettivamente da 300 e 800 milioni di dollari.
A Roma Il 26 aprile si sono riuniti a porte chiuse i dirigenti di venti società europee del settore della difesa e quelli di ventidue associazioni nazionali dei Paesi europei. Il vertice è stato presieduto dall’amministratore delegato di Leonardo S.p.A. Alessandro Profumo, che è anche presidente della ASD (AeroSpace and Defence Industries Association of Europe), associazione che riunisce le principali aziende europee del settore. Le compagnie cercheranno di aggiudicarsi i budget che oggi gli Stati europei usano per modernizzare e potenziare i propri eserciti. Le azioni delle Russia spaventano i governi europei e li stanno inducendo a spendere enormi cifre: all’orizzonte vi è una vera e propria militarizzazione dell’intera Europa, un fenomeno che potrebbe generare per decenni profitti incredibili ai produttori di armi.
L’americana Raytheon Technologies ha visto salire i suoi titoli del 15% negli ultimi sei mesi, il consorzio franco-tedesco Airbus fornirà alla Germana quindici caccia Eurofighter equipaggiati per la guerra elettronica, l’americana Lockheed Martin venderà sempre alla Germania trentacinque caccia F-35, mentre la AeroVironment ha ottenuto il primo contratto del pacchetto-Biden da 300 milioni di dollari per l’Ucraina e produrrà per Kiev tramite il Pentagono il drone da ricognizione RQ-20 Puma AE. Il già citato William Hartung dice che le compagnie che producono armamenti sono colpevoli di una grave ipocrisia di fondo, perché se da un lato affermano di essere al servizio della democrazia occidentale contro la feroce Russia, dall’altro fanno da anni affari d’oro con i Paesi che non rispettano i diritti umani e i valori democratici, come la Nigeria e l’Arabia Saudita.
https://strumentipolitici.it/i-produttori-di-armi-festeggiano-profitti-e-contratti-su-entrambe-le-sponde-dellatlantico/
di Enrico Salvati
13/05/2022
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