Il miele prodotto in Cina ed introdotto nel nostro Paese sta inflazionando duramente il mercato italiano.
Un dato di fatto dal quale bisogna prendere le dovute misure, secondpo Cia, e che ha portato alla volata al ribasso dei prezzi di un "miele senza api" venduto a 1,24 euro al Kg.
"Il 'falso' miele - si legge in una nota dell'organizzazione -, difficile da rilevare con i controlli effettuati alle frontiere, crea una concorrenza sleale che sta fortemente penalizzando l’apicoltura italiana (prezzo medio di produzione 3,99€/kg), che ha registrato nel 2019 perdite per 70 milioni di euro, flagellata anche dal problema del climate change, che hanno determinato un crollo della produzione (-50%)".
Per risolvere la cosa Cia pensa si anecessario proporre all'Ue di "imporre ai mieli importati da Paesi terzi la conformità con la definizione europea di miele, sostanza che deve essere prodotta esclusivamente dalle api mellifere e alla quale non può essere aggiunta nessun’altra sostanza".
"Il danno economico derivante dalle difficoltà di mercato per gli apicoltori italiani sta, dunque, mettendo in ginocchio un comparto che in Italia conta 63 mila apicoltori, un milione e mezzo di alveari, 220 mila sciami, 23 mila ton. di prodotto e oltre 60 varietà. Le pesanti ricadute della concorrenza del 'falso' miele cinese - conclude Cia -, non riguardano solo la filiera, ma tutta l’agricoltura italiana che dipende al 70% dalle api nella loro funzione di impollinatori. Una crisi ulteriore del settore metterebbe, infatti, a rischio la sicurezza alimentare del Paese e i nostri prodotti agricoli, simbolo di tipicità e biodiversità".
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