Salvare le aziende e il lavoro degli operatori che si occupano di carni suine.
E' questo che spinge Cia a invitare il Governo a rivalutare la possibilità di un maggiore impegno, in termini di esportazioni, verso la Cina.
La peste suina in Germania, e la deroga all'obbligo di etichettatura hanno avuto effetti devastanti sul settore che ora necessita di nuova linfa.
E' necessario, come ribadisce Cia-Agricoltori italiani, "velocizzare le procedure burocratiche necessarie a incrementare le esportazioni di carne suina in Cina, dotando gli stabilimenti delle tecnologie necessarie a ottenere la certificazione dei requisiti richiesti da Pechino. L'obiettivo è dare maggiore impulso alla 'nuova via della Seta' per fare breccia nel ricco mercato dei primi consumatori di carne di maiale al mondo".
"L'opportunità compenserebbe la forte contrazione dei prezzi causata dalla saturazione del mercato europeo per eccedenza di carni suine, conseguente al mancato export tedesco-danese in Oriente. In Italia, le quotazioni continuano, infatti, a registrare notevoli diminuzioni ogni settimana e la redditività degli allevamenti suinicoli continua a scendere (-15,5% rispetto al 2019), anche per l'aumento dei costi per l'alimentazione degli animali. La crisi è amplificata dalle generali difficoltà del canale Ho.re.ca (hotel, ristoranti, bar, mense) dovuta alla pandemia Covid-19, che ha avuto un impatto particolarmente negativo su questa filiera", prosegue l'associaizone.
La sobrietà richiesta per le festività intaccherà ulteriormente il comparto. Il divieto alle maxi-tavolate e ai cenoni provocherà numerose contrazioni in termini di consumi alimenari.
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