Un’ottima idea nella teoria, una scelta di civiltà e di crescita. Ma senza liquidità, tutto il bello e il buono si va a perdere. E questo sta succedendo con la legge regionale 15/2008, che prevede il rimborso dei contributi previdenziali per le imprese riconosciute vittime del racket e prevede un contributo fino a 200 mila euro a seconda della dimensione dell’azienda e del numero di occupati.
Così come denuncia l'Associazione per lo Sviluppo e la Salvaguardia del Credito alle Imprese i rimborsi per le imprese siciliane vittime di estorsione e usura sono fermi da tre anni; chiede pertanto alla Regione Siciliana di sbloccare le erogazioni e prevedere i fondi necessari nel bilancio regionale.
Non è la prima volta che l’associazione interviene per focalizzare l’attenzione sulla lentezza della burocrazia che porta enormi danni a tante imprese vituperate dalla pressione della criminalità e sfiancata dalle dinamiche che la stessa ha innescato dopo la denuncia. Infatti è quasi la regola che le mafie dopo la denuncia percorrano le strade subdole del discredito della vittima, per costringerla a perdere clienti, giorno dopo giorno; un senso di vergogna che solo gli appelli mediatici e il duro lavoro possono ricolmare, dove il fondo di sussidio diventa necessario per passare questo periodo di traghettamento verso le sponde della normalità.
15/01/2021
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