Il primo passo per giungere alla transizione energetica, comporta all’Italia uno sforzo per il controllo della sicurezza energetica, ossia la capacità di sostenere il fabbisogno di energia elettrica nazionale.
Dal 2008 non si costruiscono più centrali tradizionali, anzi molti impianti obsoleti sono stati dimessi. E purtroppo lo sviluppo delle energie rinnovabili non corre come dovrebbe. Così già dal 2019 si era pensato di far costruire nuovi centrali a gas o perlomeno potenziare o ammodernare quelle esistenti.
Ci sono oltre 20 impianti in grado di mobilitare investimenti complessivi fino a 3 miliardi di euro per 4 mila megawatt di capacità. Tra questi ci sono anche i due impianti a gas a ciclo aperto che Enel ha progettato per sostituire due delle quattro centrali a carbone che intende chiudere prima del 2025: Fusina e La Spezia. In tutto oltre 1.300 gigawatt, per un investimento complessivo superiore a 400 milioni.
In campo ci sono tutti i più importanti marchi italiani ed esteri: Edison, Ep, Eni, A2A ma anche le acciaierie come Arvedi.
I lavori per questi impianti, peraltro, si tirano dietro un importante effetto sull’indotto: basti pensare che una quota consistente delle commesse per realizzare le turbine a gas le ha aggiudicate Ansaldo Energia, controllata all’88% da Cdp Equity.
07/07/2021
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