L’Inps, nelle scorse ore ha presentato il primo bilancio annuale sulle misure adottate dal governo per contrastare la pandemia. Secondo il rapporto, lo stop ai licenziamenti ha permesso di salvare circa 330.000 posti di lavoro, di cui due terzi nelle piccole imprese. Il numero uno dell’Inps Pasquale Tridico, ha evidenziato che dallo scorso anno, per il Reddito di cittadinanza, beneficiandone 15,1 milioni di cittadini, sono stati stanziati circa 44,5 miliardi di euro. Invece per la Cassa integrazione, sempre nel 2020, i soldi spesi sono stati 18,7 miliardi, pari a 6,7 milioni di lavoratori.
Dati che mostrano un aumento dei percettori del 1.000% rispetto al 2019, quando per la cassa vennero messi in campo 1,4 miliardi di euro. Se gli effetti della crisi pandemica sono risultati meno drammatici grazie alle misure introdotte dall’Inps, il rapporto evidenzia che in realtà, a risentirne maggiormente non è stato tanto il numero degli occupati, sceso del 2,8%, ma le ore lavorate, pari al 7,7% ciascuno. Nel documento, viene approfondita la questione del Reddito di cittadinanza.
Ancora oggi la misura è criticata su molti fronti, in quanto è considerata uno strumento che disincentiva a trovare un lavoro e, contemporaneamente, favorisce quello in nero. Il presidente dell’Inps ha spiegato: “L’analisi mostra che i due terzi dei 3,7 milioni di beneficiari nel 2020, di cui un quarto minori, non risultano essere presenti negli archivi Inps del 2018 e 2019, e sono quindi distanti dal mercato del lavoro e forse non immediatamente rioccupabili; il restante terzo, rivela un reddito medio pari al 12% delle retribuzioni annue. Solo il 20% ha lavorato per più di 3 mesi nel corso del periodo precedente all’introduzione del sussidio. Ne emerge quindi un quadro di effettiva esclusione sociale per gli individui coinvolti dalle misure”.
13/07/2021
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