Le sentenze di diritto tributario non contengono dati sensibili e non incidono su diritti personalissimi, per questo non c’è ragione di oscurarle.
La Corte di cassazione, con la sentenza 22561, respinge il ricorso di un cittadino che chiedeva, senza neppure prendersi la briga di dare delle motivazioni, che dalla sentenza della Commissione tributaria che lo riguardava venissero oscurati tutti i suoi dati. Un’istanza che presupponeva, sottolinea la Cassazione, quasi un obbligo di legge. Ma così non è, altrimenti non sarebbe necessario, come invece è, indicare le ragioni, della domanda di anonimizzazione.
La norma, infatti, non specifica quali sono i motivi che legittimano la richiesta. Spetta al giudice pesare i contrapposti interessi, mettendo sul piatto della bilancia le esigenze di riservatezza del singolo e il principio della generale conoscibilità dei provvedimenti giurisdizionali e del contenuto integrale delle sentenza.
13/08/2021
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