Il Centro studi Cgia di Mestre, ha reso noto che in Italia le piccole e medie imprese in difficoltà sono 176.400, e più di un terzo sono situate al Sud. Tramite una nota, la Cgia evidenzia che le società in causa, sono quelle non finanziarie e famiglie produttrici, che gli intermediari finanziari hanno segnalato al sistema informativo della Banca d’Italia, ossia alla Centrale dei Rischi, come insolventi.
Le Pmi non potendo ottenere alcun prestito, rischiano di chiudere o, nel tentativo di risollevarsi, di rivolgersi agli usurai per avere liquidità. Le realtà territoriali dove si concentrano il maggior numero di imprese segnalate insolventi sono: Roma con 13.310, Milano con 9.931, Napoli con 8.159, Torino con 6.297, Firenze con 4.278 e Brescia con 3.444. Invece, le province dove la segnalazione delle aziende alla CR è minore sono: Belluno con 360, Isernia con 333, Verbano-Cusio-Ossola con 332 e Aosta con 239.
Come anticipato, sulla base della ripartizione territoriale, le società maggiormente in sofferenza sono al Sud con il 32,9% del totale, segue il Centro con 25,4%, il Nord con il 24,6, e il Nordest con il 17%. La Cgia ha evidenziato che in seguito al Covid e a tutte le scadenze fiscali che a settembre sono ripartite, le aziende sull’orlo del fallimento sono innumerevoli.
L’Associazione ritiene necessario che, come già accaduto in passato e che attualmente risultano esauriti, i prestiti alle società tornino a crescere, evitando così anche di alimentare l’economia criminale. “La Cgia spera che il Governo Draghi potenzi le risorse a disposizione del ‘Fondo di prevenzione dell’usura’ e aiuti le banche a sostenere le imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione”.
21/09/2021
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