L’esponenziale aumento dell’energia elettrica, che ha coinvolto tutta l’Europa, ha impattato negativamente anche sulla produzione di alluminio, che viene utilizzato, per esempio, per produrre lattine, Tetra Pak, contenitori da cucina, pannelli solari, nel settore automotive, e molto alto.
I costi, divenuti ormai insostenibili per le aziende più energivore, hanno portato, nel migliore dei casi, ad ingenti tagli della produzione, sia tra le piccole che le grandi fonderie, in altri, alla chiusura degli impianti.
La crisi energetica non ha risparmiato neanche il produttore norvegese di alluminio ‘Norsk Hydro’, il quarto più grande al mondo, che vanta diversi stabilimenti situati fuori e dentro i confini Ue. Solo lo scorso mese la fonderia slovacca ‘Slovalko’, di cui la ‘Norsk Hydro’ è proprietaria per il 55,3%, a causa del crollo della produttività, ha comunicato che ridurrà ulteriormente la produzione al 60%, dopo i tagli già attuati nel 2019.
Inevitabilmente, l’aumento delle spese di produzione e la scarsa offerta hanno portato i prezzi dell’alluminio alle stelle, passando dai 1200 euro/Ton, valore più basso toccato nel 2009, attestandosi, in queste ore a 3040.50 USD/T, circa 2260 euro. Secondo le stime, i prezzi non sono destinati a calare nel breve termine.
08/02/2022
Inserisci un commento