Una recente indagine della Cgia di Mestre mostra la crescente diminuzione di artigiani specializzati in settori che fanno parte della tradizione. Sulla base dei dati forniti dall’Inps è emerso che, dal 2012 ad oggi, è scomparso il 17,4% dei lavoratori, quasi 325 mila unità.
L’analisi dell’Associazione di piccoli e medi imprenditori rivela un aspetto preoccupante per il settore dell’artigianato: non sono solo i giovani ad essere meno interessati a intraprendere attività lavorative come “calzolai, sarti, orologiai, pellettieri, fabbri e falegnami”, solo per citarne alcuni, ma anche coloro che hanno esercitato la professione per molti anni, i quali, anche se la pensione è ancora lontana, chiudono le partite Iva e cercano lavori come dipendenti.
Il lavoro nel settore artigianale, cioè usando le mani e attrezzi, che non rientra quindi nella produzione industriale, si sta espandendo verso nuove attività lavorative, come “estetiste, parrucchieri, tatuatori, o professioni legate al all’informatica”. Secondo la Cgia, il ‘crollo’ di alcune professioni è dovuto ad un “insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e, in questi ultimi anni, anche dal commercio elettronico, il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali”.
30/08/2023
Inserisci un commento