Con l'emergenza sanitaria i lavoratori in smartworking sono aumentati notevolmente e con loro la probabilità di diventare vittime di attacchi informatici mirati alla paralisi produttiva e al disaggio dei lavoratori e delle aziende per le quali essi operano. Su questo fronte occorre che le aziende prendano misure adeguate, ma anche gli utenti possono ridurre i rischi con alcuni accorgimenti per difendersi.
Tra le criticità dello smartworking c'è la sicurezza a livello informatico, come dimostra la crescita degli attacchi su questo fronte. Per esempio il Report 2020 di Acronis, azienda specializzata nella protezione informatica, mette in evidenza un aumento degli attacchi contro i telelavoratori.
Nel 2020 il 31% delle società a livello globale ha riferito una frequenza quotidiana degli attacchi e per il 2021 è previsto un incremento di tale frequenza, con attacchi che punteranno ai collaboratori da remoto perché le misure di difesa dei sistemi ubicati all'esterno delle reti aziendali saranno più semplici da compromettere, facilitando l'accesso ai dati delle organizzazioni.
Per rispondere in modo adeguato all'evoluzione degli attacchi dei cyber criminali, le aziende, secondo l'analisi di Acronis, devono trasformare le proprie misure di protezione e sicurezza, con soluzioni in grado di fornire integrazione e automazione, così da eliminare le complessità, ottimizzare le prestazioni e accelerare il ripristino nel caso in cui evitare un attacco non sia possibile.
Tuttavia, se gli utenti adottano misure di sicurezza di base, è possibile ridurre significativamente i rischi. Per esempio, occorre prestare molta attenzione a non aprire file o allegati sospetti ricevuti da fonti sconosciute; i siti web falsi, infatti, possono sembrare identici a quelli reali, ma ci sono delle anomalie che possono aiutare a individuare la differenza. Bisogna quindi evitare di scaricare e installare applicazioni da fonti inaffidabili e di cliccare su link ricevuti da fonti sconosciute o da pubblicità online sospette.
04/01/2021
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