Sono le donne che, nel periodo in cui il mondo vive ancora nella paura e nel disperato bisogno di guardare con speranza al domani, affrontano la sfida della rinascita. Con la dolcezza e la potenza del sentire del cuore. Donne che sanno accogliere, custodire, immaginare.
In piena crisi economica, nella minaccia globale, la pandemia ha colpito soprattutto loro. Spesso impiegate nei servizi, in modo irregolare o precario.
Eppure gli economisti concordano con piena consapevolezza che non potrà esserci vero sviluppo senza il contributo delle donne nel mondo del lavoro e in ruoli di responsabilità.
Ma la strada è ancora lunga. Lo dicono i dati. Italia penultima in Europa per occupazione femminile, ultima se consideriamo la fascia d’età tra i 25 e 34 anni. Una donna su cinque smette di lavorare dopo aver avuto un figlio.
Nel mese di dicembre 2020, l’Istat ha certificato 101mila occupati in meno, il 98% dei posti di lavoro persi da donne, 99mila unità. Nel 2020, su 440mila posti di lavoro, 312mila hanno riguardato l’occupazione femminile.
La pandemia ha offerto, ora, ai leader del G20 l’opportunità di pianificare la ripresa economica riconoscendo il giusto spazio alle questioni di equità e di genere, ad ampio raggio, sulla base delle raccomandazioni del Women 20.
L’Europa, nell’ambito del pacchetto per la ripresa Next Generation EU, ha imposto la parità di genere come principio trasversale per l’approvazione dei Recovery Plan degli Stati membri. Una priorità strutturale per progettare il futuro anche per le giovani generazioni.
Tanti i dibattiti, tante le associazioni femminili che fanno “rete” per promuovere il ruolo delle donne protagoniste del futuro. Chiedono azioni concrete per politiche strutturali e auspicano un passaggio culturale per superare pregiudizi che ancora resistono nei confronti delle donne.
13/04/2021
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