Annullata dalla Cassazione l'ordinanza con la quale il Gip del Tribunale di Benevento, respingendo la richiesta di archiviazione della Procura, aveva disposto, nel novembre del 2020, l'imputazione coatta per ventiquattro persone – una venticinquesima è deceduta – chiamate in causa da un'indagine in materia di usura bancaria.
Si tratta dei vertici dell'Unicredit- amministratori e membri del Cda- e dei direttori della filiale di Benevento. Tutti tirati in ballo, a vario titolo, da una inchiesta della guardia di finanza avviata dopo la denuncia nel 2016 di un commerciante beneventano, assistito dall'avvocato Franco Errico.
Secondo l'accusa, tra il 2005 ed il 2012 sarebbero stati applicati ad alcuni conti correnti che aveva acceso presso la filiale dell'allora Banca di Roma, oggi Unicredit, tassi superiori a quelli previsti. Tutto ciò si sarebbe verificato nel corso dello svolgimento del rapporto, e precisamente dal quarto trimestre 2005 al terzo trimestre del 2012.
In ballo, secondo il consulente della parte offesa, ci sarebbe la somma di 300mila euro. La Procura aveva proposto l'archiviazione, ma la parte offesa si era opposta. Ed il Gip aveva ordinato l’imputazione coatta; da qui la richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione dell’udienza preliminare, in programma a maggio ma slittata in attesa della decisione, ora depositata, della Suprema Corte. Alla quale avevano fatto ricorso, tra gli altri, Dieter Rampl, presidente del Cda fino all’11 maggio del 2012, il suo successore Giuseppe Vita, di Alessandro Profumo, amministratore delegato fino al 30 settembre del 2010, quando gli era subentrato Federico Ghizzoni, tutti di Milano.
08/08/2021
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