L'impresa astrale, che caratterizza il terzo millennio, ha bisogno di una squadra variegata: una geologa dell’Ohio ex Chief scientist della Nasa con il pallino di trovare fossili di microbi su Marte; un miliardario visionario che vuole portare turisti sulla Luna e morire sul Pianeta rosso; un altro miliardario che invece è preoccupato della fragilità del pianeta Terra e vede nella colonizzazione spaziale una speranza per l’umanità; un austriaco che ha lavorato 15 anni in Italia, animato dal sogno di proteggere il nostro pianeta dallo Spazio e un fisico cinese che dopo aver portato una sonda sul lato oscuro della Luna ha fatto prelevare da un’altra sonda 2 chili di rocce da riportare sulla Terra.
Ovvero: Ellen Stofan (capo del Nasa Transition team creato dal presidente designato Joe Biden per decidere il futuro dell’agenzia spaziale Usa, nonché probabile prossima leader dell’ente); Elon Musk (fondatore di Tesla e di SpaceX, prima società commerciale a portare astronauti nello Spazio, due volte nel 2020, in partnership con la Nasa); Jeff Bezos (creatore, oltre che di Amazon, della società spaziale Blue Origin, partner dell’amministrazione Usa); Josef Aschbacher (prossimo direttore generale dell’agenzia europea Esa, al centro di un’alleanza internazionale sulla Luna); Zhang Kejian (capo dell’ente spaziale cinese, con piani ambiziosi incentrati sul satellite terrestre).
La sfida cosmica in corso, quindi, ha molti protagonisti, fra cui spiccano anche canadesi, giapponesi e italiani. Ma sono gli Stati Uniti l’epicentro delle attività per riportare l’uomo sulla Luna, assente dal 1972. Con l’obiettivo di restarci, stavolta, abitando basi lunari da fantascienza. Il programma Artemis è un programma di portata storica: una grande alleanza pubblico-privato in cui l’Italia giocherà un ruolo da protagonista, grazie agli accordi firmati dal nostro Governo con la Nasa e con l’Esa.
Ma restano due nodi: i fondi e la tempistica che la presidenza Trump, aveva fissato per 2024. Ma il Congresso non ha mai approvato tutti i fondi necessari per raggiungere l’obiettivo, che in un audizione di novembre è stato bollato come improbabile in quattro anni. La presidenza Biden, poi, sembra fredda sull’argomento e ha altre priorità più gravi, a partire dalla sconfitta del Covid-19 e dalla ripresa economica. Ora si vocifera di uno slittamento dello sbarco al 2028, come peraltro previsto originariamente.
22/01/2021
Inserisci un commento