Ogni volta che si torna a parlare di riforma fiscale il legislatore di turno rimette al centro del programma anche la potatura delle tasse. Non solo intesa come riduzione della pressione fiscale, ormai stabile sopra il 40% da decenni.
Nella bozza del documento sulla riforma fiscale da affidare il 30 giugno al Governo Draghi, nel paragrafo dedicato alla semplificazione e alla certezza delle regole ha inserito anche la cancellazione tributi minori. L'obiettivo che l'esecutivo dovrebbe raggiungere con la nuova riforma fiscale, almeno secondo le indicazioni delle Camere, è quello di eliminare micro prelievi (imposte, tasse, diritti) erariali e territoriali, introdotti nel tempo.
Si tratta di prelievi che complicano il sistema fiscale e allo stesso tempo più che produrre vero gettito per le casse dello Stato finisco per avere costi gestionali più elevati in termini di accertamento e riscossione. Un gettito che, presi uno a uno non supera mai lo 0,1% del totale del gettito delle entrate statali e non più dello stesso 0,1% per gli incassi di Regioni e Comuni.
Ad esempio l'Osservatorio sui Conti pubblici della Cattolica ha evidenziato circa 20 micro-imposte da abolire: tra gli altri figurano i diritti dell'Ente nazionale Risi, la tassa sulla raccolta dei funghi, l'imposta regionale sulla benzina, i diritti di archivi notarili e il tributo speciale di discarica.
Ma non è finita qui: si va dal superbollo alle tasse di pubblico insegnamento passando per la tassa di laurea. Nello sfoltimento sistematico si toccano poi anche altri ambiti fiscali: i diritti di licenza sulle accise, l'imposta erariale sui passeggeri degli aerotaxi e l'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili. Senza tralasciare altri micro-pagamenti come l'addizionale regionale sui canoni di utenze delle acque pubbliche, la maggiorazione del tributo comunale sui rifiuti, la tassa regionale di abilitazione all'esercizio professionale e l'imposta sugli intrattenimenti.
04/07/2021
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