La campagna 2021 del pomodoro da industria in Campania ha presentato non poche criticità: i produttori si sono trovati a combattere contro i cambiamenti climatici, con ritardi nell'inizio della raccolta e successivo accavallamento delle produzioni; mentre l'industria ha dovuto fronteggiare rese maggiori rispetto alla capienza produttiva degli stabilimenti.
La raccolta in provincia di Caserta, da sempre dedita alle primizie, a causa delle condizioni climatiche non eccellenti di questa primavera è cominciata con un ritardo di circa 10 giorni.
Di conseguenza, anche le operazioni di trasformazione sono partite in ritardo.
Nel frattempo, le temperature elevate registratesi da metà giugno in poi, hanno generato l'anticipo di maturazione in altre aree di produzione, che in condizioni normali non sarebbero giunti a maturazione in contemporanea alle produzioni precoci campane. Ne è scaturito un surplus produttivo, che ha concentrato le operazioni di raccolta nello stesso momento, con una maggiore esigenza di vettori per il conferimento del prodotto all'industria.
L'industria aveva chiesto per questa campagna un investimento di superfici per il bacino del centro sud del 10% in più rispetto al 2020, onde consentire il ripristino delle scorte consumate durante il lockdown; ma la realtà si assesta a un incremento delle superfici di oltre il 14%.
A questo poi si aggiunge il fatto che quest'anno le rese per ettaro sono ben al di sopra delle medie storiche: si è passati da 80-90 tonnellate a oltre 120 tonnellate per ettaro. Tutti questi elementi hanno mandato in affanno l'intera filiera.
25/08/2021
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