La crisi dei microchip è esplosa durante la pandemia, ma è iniziata ben prima e per cause molto diverse, come per esempio, l’accelerazione della mobilità elettrica. Nei mesi scorsi, le stime verso un incremento della produzione di conduttori e semiconduttori erano state fissate al 2023, ma ad oggi, a causa della guerra ucraina, si ipotizzano tempi molto più lunghi.
Il conflitto, oltre ad incidere sui settori primari, è andato a colpire anche la fornitura di neon e palladio, prodotti, rispettivamente, nella misura di 70% e 40% da Ucraina e Russia. Le percentuali mostrano chiaramente la gravità della situazione, considerando che il gas nobile e il metallo, entrambi presenti in natura ma particolarmente complessi da estrarre, sono fondamentali per la produzione dei microchip. Questi, sono basilari, per esempio nell’automotive, per fabbricare elettrodomestici e smartphone.
Nonostante le forti preoccupazioni, sono in tanti a ritenere che al momento la situazione è sotto controllo, in quanto, le aziende produttrici di semiconduttori hanno accumulato sufficienti scorte. Altri, invece sono dell’avviso, così come evidenziato nel rapporto di “Moody’s Analytics”, che “la carenza globale di chip peggiorerà se il conflitto dovesse persistere”.
11/03/2022
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