Acciaierie d’Italia, l’ultimo assetto societario dell’impianto siderurgico di Taranto, che gestisce l’ex Ilva da aprile 2021, formata da ArcelorMittal Italia e da Invitalia, quest’ultima di proprietà dello Stato italiano che detiene il 38% delle azioni, è nuovamente in gravi difficoltà economiche.
Nei giorni scorsi, con una pec, ha comunicato che da ieri, 14 novembre, avrebbe sospeso l’attività delle 145 imprese dell’indotto che operano nella struttura. La notizia era nell’aria da tempo e le uniche attività escluse dallo stop, come precisato in un documento, sono solo quelle ritenute fondamentali.
Con il fermo dell’impianto siderurgico, 2500 lavoratori sono stati messi in cassa integrazione, andando ad aggiungersi agli altri già in cassa dal 2018. Da oggi e fino al 16 gennaio 2023, le aziende appaltatrici, con circa 6 mila dipendenti, e i lavoratori sospesi non potranno più accedere all’interno dell’impianto, essendo stato bloccato il loro badge.
I motivi della decisione di Acciaierie d’Italia non sono stati resi noti e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per giovedì 17, ha convocato un incontro urgente con i sindacati e il presidente della Puglia Michele Emiliano
15/11/2022
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