L’arrivo del Covid-19 ha determinato un aumento della mortalità, andando ad invertire la tendenza registrata negli ultimi decenni. Alla luce di una minore speranza di vita, l’Inps, che dal 2019 aggiorna i coefficienti da utilizzare ai fini del calcolo della quota contributiva della pensione, mediante decreto interministeriale, emanato dai ministeri del Lavoro e dell’Economia e delle Finanze, ha annunciato nuovi aggiornamenti dei requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici, attualmente uguali per tutti ma ritenuti iniqui e discriminanti.
Ad incidere sui nuovi criteri sono diversi fattori, tra cui: il lavoro svolto, il reddito, l’età del pensionato e l’area geografica di residenza.
Una recente ricerca condotta dall’Ente di previdenza sociale ha dimostrato che il lavoro svolto incide sull’aspettativa di vita: a parità sia di età biologica che di anni di pensionamento dei cittadini, non è più pensabile utilizzare lo stesso coefficiente di trasformazione per il calcolo delle pensioni, ritenendo anche che più è alto l’assegno, maggiore è l’aspettativa di vita e minore dovrebbe essere la percentuale da applicare ai valori utilizzati nel sistema contributivo.
Inoltre è stato dimostrato che donne e uomini hanno un’età media di vita diversa da regione a regione: le prime vivono di più in Trentino Alto Adige, i secondi nelle Marche e in Umbria.
24/09/2023
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