La ‘fast fashion’, tradotto in italiano ‘moda veloce’, è un fenomeno sempre più in aumento, sia in Italia che nel mondo. Negli ultimi anni è cresciuto l’acquisto di abbigliamento, biancheria per la casa e calzature, che troppo spesso vanno a riempire gli armadi venendo indossati raramente o, in alcuni casi, addirittura mai utilizzati, finendo nelle discariche o negli inceneritori, invece di essere indossati.
È stato stimato che questo atteggiamento e l’iperproduzione, hanno portato a generare circa 11 chilogrammi di tessuti a persona, pari a 5,8 mln di rifiuti in totale, con il conseguente incremento dell’inquinamento. Secondo i dati presentati in Ue, assieme all’alimentare, all’edile e a quello dei trasporti, l’industria tessile, considerando l’inquinamento idrico, le emissioni di gas serra e il materiale che finisce nei rifiuti, sono i maggiori settori che impattano sull’ambiente e sui cambiamenti climatici.
Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans ha annunciato nuove misure per favorire la moda circolare: “Entro il 2030 tutti i tessili dovranno essere durevoli, riciclabili, fatti di fibre riciclate e senza sostanze tossiche. I tessili possono essere riciclati e rivenduti. E questo dev’essere stimolato. Anche l’industria del tessile deve diventare più sostenibile, anche socialmente”.
31/03/2022
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