Quota 100, la misura sperimentale voluta dal governo Conte, che permetteva di andare in pensione in anticipo e adottata per il triennio 2019-2022, è risultata un fallimento. Lo strumento pensionistico, bocciato dalla Comunità europea ritenendola una spesa previdenziale eccessiva e, per questo, sostituito dalla cosiddetta “Quota 102”, solo per l’anno in corso, permette di uscire dal lavoro, nel caso in cui, sommando l’età del lavoratore e il numero di anni di contributi, il valore risulta essere pari a 100.
Secondo un’analisi dell’Inps e dell’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio, le domande accolte sono state meno di 380 mila, contro le 100 mila previste, con una spesa pari a 23,2 miliardi e un risparmio di oltre 10 miliardi, essendo stati stanziati in tutto 33,5 miliardi di euro.
L’uscita anticipata dal mondo del lavoro, per ogni anno mancante alla pensione, va ad intaccare gli assegni del 5,2% nel caso di dipendenti pubblici, del 3,8% se dipendenti privati e del 4,5% se autonomi.
A scegliere ‘Quota 100’ sono stati più gli uomini e le richieste sono state maggiori al Nord, a seguire il Centro e in misura nettamente minore il Sud.
23/06/2022
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