L’accordo firmato nel novembre 2021, durante il ‘Cop26’ di Glasgow, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, dove sono intervenuti i leader delle maggiori potenze mondiali, prevede che i paesi firmatari si impegnino a sviluppare nuove strategie per mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia di 1,5 gradi entro il 2030.
Purtroppo, un’analisi condotta dall’organizzazione no-profit ‘Cdp’ e dalla società globale Oliver Wyman, pubblicata nel rapporto annuale “Stepping up”, ha evidenziato che gran parte dei Paesi Ue non sono riusciti a raggiungere il target prefissato.
Lo studio, prendendo a campione società che rappresentano il 75% dei mercati azionari europei, ha rivelato che la metà delle aziende avrebbe sviluppato piani per limitare gli impatti sull’ambiente ma solo il 5% avrebbe fatto dei progressi.
Secondo quanto emerso, l’Italia si posiziona all’ultimo posto e in mancanza di un cambio di rotta, non sarà solo a rischio l’ambiente ma anche i fondi del Pnrr: senza piani strategici in linea con la normativa, sarà difficile avere ottenere ulteriore accesso al credito, con gravi ripercussioni sull’economia.
27/02/2023
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