40mila lavoratori e una filiera intera sono in pericolo, tra restrizioni ed effetti congeniti della pandemia.
Gli agricoltori sono in prima fila quando si parla della riforma sulle accise dei prodotti da fumo ma...
Stando a Cia è necessario un confronto diretto, un tavolo comune, tra tutte le parti in gioco, ivi incluse le istituzioni, utile al fine di trovare un accordo per i rinnovi tra multinazionali e operatori del settore.
"Attualmente il mercato del tabacco vale in Italia 2,5 miliardi, 142 milioni dei quali rappresentano la redditività complessiva per l’agricoltura nazionale. A livello produttivo l’Italia è – con ampio margine - il primo Paese produttore comunitario e si colloca fra i primi dieci al mondo". A ribadirlo è la Cia in una nota ribadendo l'importante processo innovativo messo in atto dal comparto.
"Gli accordi pluriennali - ribadisce Cia con le multinazionali del settore hanno, quindi, giovato sia al settore primario che alla qualità del prodotto. Un loro stop e il conseguente ridimensionamento produttivo, porterebbe a un sicuro impoverimento economico, con pesanti ricadute sociali".
Oltre all'interesse geografico - oggi il tabacco è coltivato soprattutto nelle aree dell’Altotevere e del Lazio, oltre al Casertano, la Bassa veronese e la Val di Chiana -, bisogna tenere in debita considerazione il fattore socio-occupazionale. Il comparto infatti vede impiegati ben 40mila lavoratori.
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