La chiusura forzata del lockdown, la seconda ondata di pandemia e quanto altro...
Tutte dinamiche dipendenti dal Covid che hanno costretto molte imprese ad accelerare i tempi, preferendo la vendita online a quella face-to-face.
Il numero di imprese dedite al commercio online è cresciuto, stando alle stime di Unioncamere, di 3.600 unità negli ultimi sette mesi, con una crescita del +15,5%.
"L’emergenza pandemica ha costretto tanti imprenditori ad accelerare il loro percorso di digitalizzazione per reagire alle avversità e cercare di restare produttivi anche da remoto. Nel complesso quasi un’impresa italiana su tre si è equipaggiata tecnologicamente per le vendite e i pagamenti sul web - si legge in una nota dell'Associazione -. Dopo la prima fase di lockdown, da maggio a settembre 2020, sono aumentate di 4 punti percentuali le PMI che si sono dotate di strumenti per l’e-commerce (il 27% contro il 23% dello stesso periodo del 2019) e di +5 punti percentuali quelle che si sono equipaggiate per l’e-payment (il 36% contro il 31%). La rincorsa verso l’adozione di queste tecnologie abilitanti per la vendita online appare più veloce in particolare in Friuli Venezia Giulia (+ 27 punti percentuali), Puglia (+19 punti percentuali) e Basilicata (+ 22 punti percentuali). Ed è ancora il Friuli Venezia Giulia a smarcarsi nettamente rispetto alla media per l’e-payment (+30 punti percentuali)".
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