Affrontare il problema dell'accesso alle risorse idriche è di fondamentale importanza per gli agricoltori italiani al fine di recuperare il passo.
L'investimento dei fondi Ue previsti può essere un trampolino di lancio, nuovo per certi versi, per un comparto che ha dato tanto da inizio pandemia ma che adesso, come tutti i settori, è in chiara difficoltà.
Bisogn amettere mano al patromonio idrico, risorse per le quali "negli anni, non si è compiuto alcun progresso di reale peso. Ne tenga conto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, portando i fondi Ue anche sull’ammodernamento delle infrastrutture irrigue, anche in ottica sostenibile". Così Cia-Agricoltori Italiani intervenendo in occasione della Giornata mondiale dell’acqua.
Come ricorda Cia, c'è in gioco "la tenuta ecosistemica del pianeta e, in particolare, del territorio italiano che continua a soffrire per erosioni, frane e smottamenti, sotto 1000 millimetri di pioggia che ogni anno cade sullo stivale, procurando miliardi di danni. Circa 300 miliardi di metri cubi, di cui, tra l’altro, le infrastrutture idriche esistenti, riescono a trattenere solo 5,8 miliardi, l’11%. Inoltre, nel Paese ancora oggi quasi 7 mila comuni e 150 mila imprese agricole sono esposti a rischi ambientali con le aree rurali tra le più colpite".
“Guardando in prospettiva - ha dichiarato il Presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino - occorre soprattutto al Sud, superare le fasi di commissariamento e ora utilizzare con lungimiranza le risorse, puntando sui numerosi grandi invasi inutilizzabili e su forme di invasamento anche alternative. Allo stesso tempo, però, bisogna lavorare per mettere a sistema, in favore degli imprenditori agricoli e anche a salvaguardia dell’ambiente, l’accesso idrico a laghi montani e pedemontani”.
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