Le 700mila presenze registrate nel weekend non bastano certo a rilanciare l'imprenditoria di settore. Il turismo, seppur con lievi miglioramenti, torna a respirare, lo fanno soprattutto le località balneari, ma continua la crisi delle città d’arte. Le strutture ricettive stentano ad aprire.
Confesercenti chiede al Governo un piano dedicato per queste aziende perché il caldo, da solo, non sarà sufficiente a far tornare a volare la loro economia.
La crisi della ricettività è ormai conclamata: "nelle città d’arte 4mila imprese tra b&b e piccoli alberghi hanno rinunciato ad aprire per mancanza di domanda", stando alle stime di uno studio realizzato da CST per Assoturismo Confesercenti.
Spiagge piene nei fine settimana, movimento per il turismo montano e dei laghi.
Le città d'arte però risentono ancora della grave mancanza el turismo internazionale - tedeschi, francesi, svizzeri, austriaci, spagnoli e britannici soprattutto - con una carenza di domanda che si ripercuote sulle tariffe delle sistemazioni nelle mete culturali, ridott del 15% rispetto al 2019.
Un clima di incertezza che ha costretto molte strutture ricettive a rinunciare all'apertura, almeno per il momento.
"Serve un piano straordinario di intervento per la ripartenza delle grandi mete culturali, che sono quelle che ci caratterizzano nel mondo, con risorse e provvedimenti dedicati che favoriscano un piano di investimenti per una nuova e sostenibile programmazione, che metta finalmente al centro le imprese ricettive alberghiere, fondamentali per la ripresa dell’economia turistica e nazionale". Queste la parole del Presidente di Assoturismo, Vittorio Messina.
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