I nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti rischiano di colpire duramente l’economia italiana, coinvolgendo trasversalmente quasi tutti i settori produttivi e mettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro. È l’allarme lanciato dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) attraverso la voce della presidente Lilia Cavallari, intervenuta in audizione sul Documento di economia e finanza (Def).
Secondo le simulazioni presentate, l’effetto complessivo delle misure tariffarie USA – incluso l’impatto indiretto sull’intera filiera produttiva – potrebbe tradursi in una perdita di valore aggiunto pari a circa 0,3 punti percentuali a livello aggregato. Un danno che, tradotto in termini occupazionali, significherebbe 68.000 occupati in meno nel nostro Paese.
I settori più colpiti, evidenzia l’Upb, saranno quelli ad alta vocazione esportatrice e tecnologica: industria farmaceutica, attività estrattive, automotive, prodotti chimici, metallurgia e fabbricazione di macchinari. In questi comparti, l’interruzione delle catene del valore e il rincaro dei beni intermedi importati dagli USA potrebbero compromettere seriamente la competitività delle imprese italiane.
L’effetto dei dazi non si limiterà alle sole aziende direttamente coinvolte negli scambi con il mercato statunitense: la natura integrata delle filiere produttive fa sì che anche fornitori e subfornitori interni risentano degli impatti negativi. Una catena di trasmissione che rischia di estendersi anche alla domanda interna, già debole, e alle dinamiche salariali, aggravando ulteriormente la situazione macroeconomica.
L'intervento dell’Upb arriva in un momento cruciale per il governo, impegnato nella definizione delle politiche economiche da inserire nella prossima legge di bilancio. Alla luce delle stime presentate, appare evidente l’urgenza di misure di compensazione e di sostegno mirato ai settori più vulnerabili, oltre a un rafforzamento delle strategie di diversificazione dei mercati di sbocco per le esportazioni italiane.
Il quadro tracciato dall’Upb è un campanello d’allarme per il tessuto imprenditoriale nazionale: in un contesto globale sempre più instabile, la politica commerciale internazionale si conferma uno dei fattori determinanti per la salute dell’economia reale e per la tenuta dell’occupazione.
18/04/2025
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