Bruxelles - Il vertice informale dei leader dell'Unione Europea, ufficialmente dedicato alla Difesa, ha visto emergere con prepotenza un altro tema chiave: i dazi minacciati da Donald Trump. Il futuro delle relazioni commerciali tra UE e Stati Uniti appare incerto, con i 27 leader europei divisi tra una risposta di fermezza e la ricerca di un accordo.
La linea dura di Francia e Germania
Parigi e Berlino non hanno esitato a lanciare un messaggio chiaro: se Trump procederà con l'introduzione di dazi, l'UE dovrà reagire con misure simmetriche. "Possiamo gestire autonomamente i nostri affari e rispondere ai dazi con dazi", ha dichiarato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, trovando l’appoggio del presidente francese Emmanuel Macron, secondo cui l’Europa deve "farsi rispettare e reagire".
Questa posizione si basa sulla consapevolezza che una risposta compatta e determinata potrebbe essere l'unica via per dissuadere Washington da una guerra commerciale dannosa per entrambe le parti. Tuttavia, non tutti i leader europei condividono questa strategia.
L'approccio pragmatico di Giorgia Meloni
L'Italia, sotto la guida di Giorgia Meloni, sta cercando un approccio più cauto. Forte di una relazione relativamente positiva con Trump e del peso economico dell’Italia nell’UE, Meloni ha predicato il pragmatismo e la ricerca di un dialogo costruttivo. Roma ha già proposto di valutare la strategia del ‘buy American’ per giungere a un’intesa, ma il rischio è che la sua linea di prudenza venga messa in secondo piano dal crescente consenso verso una risposta più dura.
L'Italia, così come il Regno Unito di Keir Starmer e i Paesi Bassi di Mark Rutte, sta cercando di evitare un'escalation che potrebbe penalizzare l’intera economia europea. Se gli Stati Uniti dovessero risparmiare alcuni Paesi alleati come Italia e Regno Unito, l’eventuale reazione dell’UE con l’introduzione di dazi su prodotti americani coinvolgerebbe comunque tutti i membri.
La variabile canadese e il nodo Nato
La questione dei dazi ha travalicato i confini europei, coinvolgendo anche il Canada. Il primo ministro Justin Trudeau ha contattato il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa per ribadire l'importanza della cooperazione tra UE e Canada. Le due parti sembrano intenzionate a mantenere una forte partnership commerciale, evitando di essere travolte dall'ondata protezionistica americana.
Un altro elemento che si intreccia con le tensioni commerciali è la spesa per la difesa. La NATO, da sempre dominata dagli Stati Uniti, rappresenta una variabile di trattativa con Washington. Alcuni Paesi, come la Francia, spingono per un rafforzamento dell’industria della difesa europea, mentre altri, come la Polonia, insistono sulla necessità di mantenere forti legami con gli USA per gli approvvigionamenti militari. Il primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato che "gli armamenti americani devono restare una priorità", sottolineando come le restrizioni europee potrebbero complicare la situazione.
La strategia di Mark Rutte: una guerra dei dazi non conviene a Trump
Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha minimizzato l’impatto dei dazi sulla deterrenza militare, sottolineando che l’Europa ha un surplus commerciale a favore degli Stati Uniti pari a 180 miliardi di dollari. Secondo Rutte, questa disparità potrebbe diventare un argomento di trattativa per convincere Trump a non adottare misure troppo punitive.
In questo scenario complesso, l’UE deve trovare un equilibrio tra fermezza e pragmatismo. La sfida è riuscire a mantenere un fronte unito, evitando di alimentare divisioni interne che potrebbero indebolire la posizione del blocco nelle trattative con Washington. Nei prossimi mesi, il destino delle relazioni transatlantiche dipenderà dalle mosse dei leader europei e dalla capacità di Trump di mantenere il suo approccio aggressivo senza danneggiare l’economia americana.
04/02/2025
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